Per Giovanni Carnevali Sassuolo-Inter sarà soprattutto la prima gara dopo la scomparsa del patron Giorgio Squinzi. Una gara speciale per il patron, vecchio cuore rossonero, che sentiva particolarmente il 'derby' con i nerazzurri e forse, non a caso, l'Inter è la squadra più battuta dal Sassuolo da quando i neroverdi sono in Serie A. Il dirigente ha parlato di questo e molto altro la Corriere dello Sport in edicola oggi.
Carnevali, come si immagina la prima partita senza Squinzi?
"Difficile e complicata sotto ogni punto di vista. Sarà una giornata particolare, nella quale dovremo sforzarci di tenere a bada i sentimenti e di pensare solo a quello che succederà sul campo".
La squadra è ancora provata?
"E’ stato un colpo importante. Non dico inaspettato, ma duro. Non avere più in società il dottore è una perdita incredibile perché lui ha sempre trasmesso a tutti noi il coraggio, l’entusiasmo e la volontà di crescere e di migliorarci. I ragazzi hanno risentito di questa perdita, ma adesso dobbiamo guardare avanti perché lui avrebbe voluto così. Bisogna lavorare per ottenere un bel risultato domenica e in tutti gli incontri da qui a fine stagione".
Lei quanto sente questo vuoto?
"Ho perso una persona straordinaria, un maestro. Non era solo un datore di lavoro, ma un esempio, un secondo padre. Con lui ogni giorno condividevo quello che succedeva in società. Mi ha sempre considerato parte della sua famiglia e mi ha dato la possibilità di lavorare potendo operare e decidere in prima persona. Mi mancherà un grande appoggio e di sicuro da qui in avanti avrò ancora più responsabilità, ma tutto ciò non mi fa paura".
C’è un ricordo speciale che la lega a Squinzi?
"Le parole rassicuranti che mi diceva, frasi che mi trasmettevano la forza di andare avanti anche nei momenti più difficili. Ci spronava a ottenere risultati sempre migliori e ha sempre centrato l’obiettivo visto che il Sassuolo è in A da 7 anni, ha uno stadio di proprietà e ha costruito il suo centro sportivo. Il tutto grazie a lui".
Che rapporto aveva Squinzi con lo spogliatoio?
"Considerava i giocatori un po’ i suoi figli e quando c’era da cederne uno, per me era un problema perché non aveva piacere a veder partire i suoi ragazzi. Le trattative per cedere Defrel, Sensi e Politano gliele ho svelate quando stavamo per firmare".
Berardi invece non le ha mai permesso di cederlo.
"Il suo desiderio è sempre stato quello di trattenerlo. Domenico a sua volta non voleva andarsene perché ha capito la volontà del patron e della società".
Squinzi ha mai cercato di suggerirle un acquisto?
"A dire il vero sì (sorride, ndr). Mi chiamava al telefono e mi chiedeva se avevo comprato… Messi. Gli rispondevo “Ci stiamo lavorando. Ora vediamo cosa riusciamo a fare”. Era il nostro modo per scherzare. Ma quando gli ho detto che avevamo ripreso Defrel, una delle cessioni per lui più dolorose, era felice come se avessimo acquistato Messi".
Sassuolo-Inter per Squinzi, milanista doc, era sempre un match “sentito”.
"Ogni volta che batteva l’Inter metteva una targa nel suo ufficio. Lo faceva soprattutto perché durante la scalata del Sassuolo dalla C alla A parlava sempre del suo desiderio di sconfiggere l’Inter a San Siro. Traguardo raggiunto. Tante idee e tante cose che ha detto si sono realizzate. Sosteneva che con l’impegno, le motivazioni, la generosità, il sacrificio e soprattutto l’umiltà tutto è possibile. Aveva ragione".
A fine stagione che regalo vorrebbe idealmente fargli?
"Vorrei che la squadra avesse espresso sempre un buon calcio. A lui piaceva vedere che il Sassuolo giocava bene e valorizzava i giovani".
La parola Europa non la pronuncia?
"Mettiamola così: giorno dopo giorno puntiamo a costruire qualcosa di importante per riportare il Sassuolo in Europa".
E’ stato giusto rinviare Brescia-Sassuolo?
"Assolutamente sì. La perdita del dottore per noi è stata uno choc importante e la squadra quando ha appreso la notizia non si è voluta allenare per due giorni. Nella vita ci sono cose più importanti di una gara di calcio".
Senza il suo patron, che futuro aspetta il Sassuolo?
"La società è parte di un’azienda importante a livello internazionale come la Mapei e alle spalle ha la famiglia Squinzi. Io ho il compito di proseguire il progetto voluto dal dottore".
Che Inter si aspetta domenica?
"Una squadra forte che proverà a vincere per dimenticare il ko con la Juventus".
Un bel vantaggio trovarla senza Sensi, Sanchez e D’Ambrosio.
"L’Inter ha una rosa in grado di sopperire a certe assenze. Mi preoccupano più le nostre: Chiriches è un elemento importante da “regalare”, ma resto fiducioso perché abbiamo giocatori importanti. Io comunque Sensi con la maglia nerazzurra nel nostro stadio lo avrei visto volentieri".
Sensi è l’Iniesta italiano?
"Rispondo raccontandovi un retroscena: quando sono stato a Barcellona per la trattativa Marlon, uno dei dirigenti del Barcellona mi ha chiesto informazioni proprio su Sensi. Lo conoscevano e lo seguivano anche loro, ma l’Inter è stata più rapida. Abbiamo chiuso l’affare di venerdì, al termine di una riunione lampo nella sede nerazzurra alla quale ha partecipato anche Conte. Il lunedì succesivo avrei avuto un appuntamento importante con un club straniero. Brava l’Inter a puntare sul ragazzo con più determinazione rispetto agli altri".
Che effetto le fa vedere in nerazzurro Politano e Sensi, due dei vostri ragazzi?
"E’ una soddisfazione aver dato loro l’opportunità di arrivare in una grande. Dietro a tutto questo c’è il lavoro dell’intera società".
Sassuolo-Inter sarà anche la sfida tra lei e Marotta.
"Beppe è un amico vero. Il nostro rapporto è iniziato oltre 30 anni fa, dopo anche avevo finito di giocare nella Solbiatese. Mi ha voluto con lui al Monza e poi al Ravenna e al Como. Mi ha dato la possibilità di iniziare a lavorare nel calcio ed è stato il mio maestro. Con gli anni il nostro rapporto è diventato ancora più stretto e sono stato pure il suo testimone di nozze".
Se lo batterà, è pronto a offrirgli una cena per consolarlo?
"Volentieri, ma pagargli una cena è complicato... Anche sabato comunque ceneremo insieme: ci è capitato spesso prima di una partita e non abbiamo mai parlato del match del giorno dopo".
Conte è il miglior allenatore italiano?
"Dico di sì e allargo il concetto a tutti i tecnici che sono attualmente in Serie A".
E’ migliore anche di Allegri?
"Allegri è fantastico. Sono stato il direttore generale di Max quando era a Pavia e tra noi è nato un bel rapporto di amicizia. Recentemente ci siamo visti al funerale di Squinzi che con Allegri aveva un feeling speciale. Vedrete che Massimiliano tornerà ad allenare presto, magari all’estero".
Perché Di Francesco, che con voi era stato super, alla Roma e alla Samp è stato esonerato?
"Il valore di Di Francesco lo conoscono tutti e non è in discussione. A Genova probabilmente ha patito le problematiche che il cambio di proprietà comporta, mentre a Roma ha fatto bene. Vedrete che si riprenderà presto".
Il vostro De Zerbi è già da grande squadra?
"E’ il più giovane tecnico della Serie A, un allenatore che diventerà importante: ama il bel calcio e ha qualcosa di diverso dagli altri. Deve solo avere un po’ di tempo per acquisire esperienza".
Rogerio, Boga o Caputo: quale sarà il prossimo gioiello che il Sassuolo cederà a peso d’oro?
"Rogerio per l’età e per le caratteristiche che ha, già a gennaio ha avuto una richiesta importante dall’estero (dal Chelsea, ndr), ma lo abbiamo tenuto riuscendo anche a comprare il suo cartellino dalla Juventus".
Ha rammarichi per un acquisto sfumato?
"Quello di Duvan Zapata. Con il Napoli avevamo una trattativa avviata, ma il giocatore preferì la Sampdoria. Su di lui eravamo arrivati primi anche quando è sbarcato in Italia: mancava solo la firma sul contratto e se non si fosse inserito il Napoli...".
Chi vincerà lo scudetto?
"La Juve perché è la più forte. In campo e anche dietro la scrivania. Rispetto al passato, però, il gap con l’Inter si è ridotto".
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