Andrea Consigli, portiere del Sassuolo, è stato il protagonista dell'ultima puntata di DAZN Talks. Ecco le sue parole: "Nel corso degli anni l'ansia pre-partita è cambiata, quando ero più giovane sentivo di più la partita, mi facevo i film, ma con gli anni posso dire che sono tempo ed energie perse. Cerco di prepararmi al meglio in settimana, poi la domenica cerco di essere il più rilassato e tranquillo possibile, mi godo di più la partita. Com'è stato crescere insieme al Sassuolo? Io ho cambiato fondamentalmente due squadre, tranne i prestiti: sono cresciuto all'Atalanta, ho fatto tanti anni lì, mi sentivo come Berardi e Raspadori qui, frutto del settore giovanile, senso d'appartenenza e tutto. È stato sofferto l'addio all'Atalanta, non me l'aspettavo in quel modo, è stata una scelta particolare. Qui all'inizio ero un po' spaesato, era un ambiente molto familiare. A fine primo tempo a Verona, ricordo una scena agli inizi, c'era Di Francesco che urlava e il segretario entrò e si fece il caffè. Io ne parlai con Floccari e gli altri, mi dissero che erano normali queste cose. Ora queste cose non capitano più ma c'è ancora un clima di famiglia. I ragazzi qui senza l'ansia di prestazione possono esprimere il loro potenziale".
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Raspadori?
"È un ragazzo diverso, non sono frasi fatte. È un giovane vecchio, è applicato, è un bravo ragazzo ed è un giocatore forte, forse è andato nel posto che gli permetterà di far vedere le sue qualità perché il Napoli per come gioca può esaltare le sue caratteristiche. Secondo me dietro a Osimhen è perfetto".
Bravi ragazzi a Sassuolo?
"Sono bravi. Io vengo da una generazione di calcio diversa, ho esordito in A nel 2009. I tempi sono cambiati. I ragazzi di oggi sono più applicati, più professionisti, mangiano bene, si allenano prima e dopo. Una volta c'era il giocatore naif, il genio e sregolatezza, c'erano più personaggi prima, ora sono più costruiti ma sono più atleti".
Il giovane portiere più promettente?
"Vicario ha fatto bene, mi piace Di Gregorio, ma tra i giovani mi piace Carnesecchi. C'è un bel trio in Under 21: Carnesecchi, Turati che ha tutto per diventare un gran portiere, e Caprile con il Bari sta facendo bene. Ero sicuro che Polito, che è stato tanti anni con me, non avrebbe sbagliato il portiere".
Leadership?
"Secondo me è una roba molto naturale, ognuno ha una sfumatura diversa: ci può essere quello silenzioso, quello più presente, quello che si fa sentire. Io ho avuto Doni all'Atalanta, Magnanelli qui a Sassuolo, molto diversi ma due bellissimi capitani da vivere. Si cerca di prendere dai riferimenti calcistici che la vita mi ha portato ad avere e poi in base al proprio carattere cercare di fare un mix per esprimere te stesso perché quando sei te stesso sei credibile, quando provi a scimmiottare non sei credibile".
Portieri fuori di testa?
"Io negli anni mi sono calmato, da giovane ero più stravagante. Mi ricordo un paio di scene agli esordi all'Atalanta, ancora prima, ero terzo portiere a 17 anni. Se vedessi adesso direi: ma chi è? Magari la risposta di troppo, la sana incoscienza di un ragazzo che veniva dalla periferia di Milano e non avevo paura a rispondere e a confrontarmi. Col senno del poi sbagliavo ma quella è stata anche la mia forza".
Approccio con i compagni?
"Non mi piace criticare un compagno per un errore tecnico, mi capita raramente. Quando c'è un errore di atteggiamento sì. Poi il campo alza il testosterone a tutti, non siamo così gentili in campo, serve una cosa veloce e che arrivi subito. Si va dritti e duri, poi a mente fredda negli spogliatoi si cerca di essere più pacati. Se uno non corre, se uno non ce la mette tutta, poi noi portieri prendiamo gol ed è una delle cose che ci dà più fastidio".
Esultanza alla McGregor?
"Mi piace tantissimo la boxe, sono cresciuto guardandola. Sui guanti porto il nome Sugar Ray per Sugar Ray Leonard. Uno dei primi incontri fu il titolo ad interim con McGregor e c'era tutto questo hype per l'irlandese McGregor. Mi gasò molto la cosa e diventai assiduo spettatore. Era un personaggio in ascesa, dopo la vittoria con Alvarez, la seconda cintura, ho detto: 'se paro un rigore lo faccio'. In un paio d'anni ne ho parati tanti e c'era questa cosa dell'esultanza. Ora comunque seguo la UFC a prescindere. Nelle ultime settimane tra Canelo, ecc, ho fatto le ore piccole. A volte metto la sveglia, a Torino dopo l'ultima gara siamo arrivati a casa per le 2 e mi sono fermato direttamente sul divano".
Qual è l'attaccante che ti ha messo più in difficoltà?
"Ibra, Lukaku, tanti campioni, Toni. Quello che mi è rimasto più impresso è stato Pato. In campo era ingiocabile quando stava bene: forte tecnicamente e fisicamente, veloce, non c'entrava niente con gli altri. Peccato per tutti i problemi di infortuni che gli hanno limitato la carriera".
Differenze De Zerbi-Dionisi?
"De Zerbi secondo me è forse l'allenatore sul campo più forte che abbia avuto, oltre a farti giocare a calcio ti entra dentro, se non sposi la sua idea è difficile che entri in campo. Ho una stima infinita per lui. Sono contento per la scelta del Brighton perché andare allo Shakhtar era anche quella di crearsi una credibilità. Io ero sicuro che volesse arrivare in Premier, l'elite del calcio e degli allenatori è lì. Dionisi è stato bravo perché ha trovato una squadra che faceva le cose a memoria che ci ha insegnato De Zerbi. Lui è stato bravo a metterci piano piano del suo per arrivare poi dove voleva arrivare. Quest'anno c'era un mix tra gente che aveva delle conoscenze e altre meno, è stato bravo non dico a dare un taglio netto ma la sua impronta, ora siamo la squadra di Dionisi".
Siete più forti o meno forti?
"E una domanda difficile. Se guardi l'undici eravamo più forti l'anno scorso però quando vendi un giocatore al West Ham, uno al Napoli, uno a gennaio all'Atalanta, Boga, Scamacca, Raspadori, hai venduto giocatori forti. Berardi e Traore sono infortunati, diciamo che ci siamo dovuti arrangiare. Sono arrivati giocatori con un potenziale alto ma non parlano la nostra lingua. Quello italiano è un campionato molto tattico, quando arrivi qui bisogna adattarsi. È il cambio di un ciclo, abbiamo impostato le basi per un nuovo ciclo ma i giocatori sono forti".
Frattesi?
"È un esempio per i ragazzi, non dà l'esempio magari con le parole, ma in campo è sempre presente, corre tanto, si allena tanto".
Scamacca e Pinamonti?
"Loro sono fratelli non di sangue, hanno un rapporto in simbiosi. Gianluca manca a tutti come ragazzo e come giocatore, ma abbiamo preso un giocatore bravo come Andrea Pinamonti: è un po’ diverso da Scamacca, forse più utile per il gioco di Dionisi ora, ma Scamacca è andato nel miglior campionato al mondo, ci manca come ragazzo".
Cosa avresti fatto se non avessi fatto il giocatore?
"Non lo so. Ho studiato, ho fatto il liceo. Andavo tutti i giorni ad allenarmi a 13-14 anni, c'era la scuola e c'era il calcio. Quando ho visto che si stava avvicinando il mio sogno non ho mai pensato a qualcosa di diverso dal calcio. L'Atalanta si fece carico dei trasferimenti, è un fiore all'occhiello perché venivano a prenderci con i pullmini in diverse zone di Milano, ma i miei genitori sono stati sempre presenti".
Chi è il più simpatico dello spogliatoio?
"Ce ne sono di personaggi. Da mio compagno di ruolo posso dire che Pegolo è un personaggio incredibile. Lo stimo molto come portiere, mi ha permesso di allenarmi bene, ha sempre fatto bene quando ha giocato ma nello spogliatoio è simpaticissimo, riesce a entrare in sinergia con un ragazzo di 20 anni, credo sia il più simpatico. Aneddoti? Ce ne sono tanti, sono un po' privati, ma è veramente un personaggio. Il più antipatico? Qualcuno con cui fuori dal campo interagisci meno. Come può essere capitato in certi gruppi qui non c'è l'antipatico, la persona cattiva che emargini, mi è capitato veramente poco negli anni ma qui a Sassuolo sono bravi a scegliere i ragazzi giusti".
Peluso?
"Mi è capitato di vedere una partita dello Spezia, bene, gli avete fatto un corso accelerato, veramente bravo. Gli dico di non andare troppo nello specifico sui portieri, sui gol".
Le tue figlie come vivono la passione per il calcio?
"Adesso è un po' strano perché la grande, Ginevra, va in seconda elementare e da un annetto a questa parte viene di più allo stadio. Sto iniziando a vedere l'orgoglio della figlia alle partite, gli amici gli danno la mia figurina, nella crescita sta diventando consapevole che tanti compagni vorrebbero fare quello che faccio io, è orgogliosa di vedere il papà in mezzo al campo. La figurina? Se penso a quando ero bambino io, tifavo Milan, quando andavo allo stadio o vedevo un giocatore, sembrava di avere una visione, una figura quasi mitologica. Non sono del Milan per carità ma mi metto nei panni del ragazzino e posso capire l'emozione".
La Serie A?
"Giocare a San Siro è stata una delle emozioni più belle della mia vita. Le prime partite le ho vissute come il realizzarsi di un sogno. Avevo visto le due semifinali di Champions tra Milan e Inter, appena ho varcato la soglia del campo ho avuto un turbillon di ricordi, pensare di essere lì era come aver realizzato un sogno. Negli anni l'ho persa molto questa cosa. Guardo i risultati dell'Atalanta ora, o la Sambenedettese che è stata una mia ex squadra".
Pronostico Scudetto?
"Le previsioni non sono il mio forte, per come gioca, per l'idea di calcio, vorrei che lo vincesse il Napoli, mi piace molto come non giocano. In Champions invece penso sempre Napoli, Inter, Juve o Milan. Sorprese? Speriamo, speriamo...un po' più giù noi per l'Europa League".
La famiglia?
"Mia moglie è abruzzese, sono stato accolto come un amico, un fratello. Viene da un paese piccolo di 2-300 persone e mi hanno trasmesso la passione per la griglia, gli arrosticini, e quando possiamo a Modena facciamo qualche grigliata".
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
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