Manuel Locatelli ha sempre bruciato le tappe. Il centrocampista di proprietà del Sassuolo ha fatto il suo esordio in A col Milan a 18 anni, pochi mesi dopo un gol decisivo alla Juve (ultimo successo rossonero contro la Signora in A), debutto in Under 21 con due bienni di anticipo. E ora degli azzurrini, a Yerevan per sfidare l’Armenia nelle qualificazioni all’Europeo 2021, è il capitano. Il centrocampista classe '98 ha parlato dei neroverdi, dell'Italia e di molto altro ai microfoni della Gazzetta dello Sport.

Una responsabilità in più?

"Una responsabilità che mi piace, perché il mister mi ha fatto sentire subito importante, è motivo di orgoglio".

Qualche consiglio che ha già dato?

"Fare le cose per la squadra, mettere il gruppo in primis".

Non tutti lo fanno…

"Questo non lo so, però è la cosa più importante da fare".

Come vede questa Under?

"All’inizio, abbiamo tanto da fare, c’è un buon potenziale".

Arrivavate da due anni di sole amichevoli, un po’ è pesato?

"Le motivazioni sono diverse, in partite senza punti in palio. Sono gare ruvide come quella con l’Irlanda a farti crescere, ti abitui a fare risultato".

Adesso l’Armenia.

"Non dobbiamo sottovalutare nessuno, nel calcio internazionale è un attimo cadere".

Anche in Serie A. Il Sassuolo non è partito benissimo.

"Sì, dobbiamo rimboccarci le maniche: ci siamo guardati in faccia, non è successo nulla di grave però dobbiamo fare meglio. Io stesso ho voglia di fare di più, sono ambizioso e per gli obiettivi che mi sono prefissato devo giocare di più, ma me lo devo guadagnare".

Il Sassuolo ha perso Squinzi.

"È stato un esempio da seguire, una persona eccezionale, che posso solo ringraziare. Ci ha insegnato tanti valori".

Per molti lei è ancora quello del gol alla Juve.

"Quel gol mi ha cambiato la vita, è uno dei miei momenti più belli, lo racconterò ai miei figli. Però c’è anche il lato negativo: su di me si sono create troppe aspettative. E quando le cose non andavano bene, ne ho sofferto. Non ero un fenomeno prima e non sono diventato un brocco dopo, sono sempre uguale, con la voglia di migliorarmi e di sentirmi sempre più importante. Ma ora mentalmente sono più forte, più pronto ad affrontare le aspettative".

Chi l’ha aiutata?

"La famiglia e la mia ragazza. Li ringrazio perché mi hanno tenuto in equilibrio, ho bisogno di loro. Mio papà lavora in banca, è una fortuna perché gestisce tutto, mia mamma è casalinga, mi è sempre stata dietro".

Sorella laureata in russo e in Pedagogia e fratello in Scienze dell’organizzazione. E lei?

"Primi due anni di liceo, poi per i troppi impegni calcistici sono passato a Ragioneria. Il diploma è una soddisfazione che ho regalato ai miei genitori e a me stesso. Perché non si sa mai nella vita, non c’è solo il calcio".

Un giocatore a cui si ispira?

"Ho sempre guardato Pirlo, ora direi Kroos. E un altro esempio importante è stato Marchisio".

E i dieci anni di Milan?

"Un capitolo fondamentale. Mi dispiace per come ci siamo lasciati perché io ho il Milan e i suoi tifosi nel cuore: quando vedo San Siro è un’emozione diversa, che provo solo lì".

Che idea del Milan attuale?

"Progetto in fase di costruzione, ma sta durando un po’ troppo, perché il Milan deve tornare quello che è, per la storia, i tifosi e le ambizioni che ha".

Passioni oltre il calcio?

"Le serie tv. Le guardo tutte, anche se so che dovrei leggere di più perché serve sempre allenare la mente. La mia preferita è Prison Break, ora sto finendo Peaky Blinders".

Ama lo stile Anni 20?

"No, mi piace essere elegante".

Sezione: News / Data: Dom 13 ottobre 2019 alle 11:38
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
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